Un'attenta analisi di quella cultura che spiega il fenomeno attraverso il quale si svilupparono, secondo una ben precisa analogia, le tre diverse forme musicali che unirono l'Europa intera attraverso i secoli dall'Umanesimo all'età di Bach. “Le città della musica" nel ripercorrere, in un ideale pellegrinaggio lo sbocciare delle forme musicali moderne dal territorio del mito, del rito e della libera iniziativa municipale, evidenzia come la tradizione della danza, quella delle “fanfare cittadine” (gli Stadtpfeifer) e la musica dei grandi monasteri, avessero in comune certe clausole dalle origini remote: “figure” appartenenti alla retorica antica e che, trasfigurate, finiscono per innervare di sé fin L’offerta musicale di Johann Sebastian Bach. Quest'opera, in pratica, riesce ad allargare, per poi riunirle, la fitta rete di relazioni, sistemandole secondo categorie dalle quali si potesse evincere la meravigliosa natura di questa lingua dei suoni che fu a lungo comune tra le genti, e della quale oggi, nel mentre celebriamo l’unità politica ed economica dell’Europa, dobbiamo lamentare la scomparsa tenendo presente, peraltro, che fino ad ora, simile materia è stata appannaggio di studiosi assuefatti all’ermeticità dei codici antichi. Interessante è cogliere l'intento dell'Autore il quale riesce a trattare con animo curioso e piglio narrativo talvolta divertito, talvolta quasi romanzesco,temi sui quali possiamo ripensare il nostro attuale essere europei.